Etica come obbligo non solo sociale

Lo Statuto delle Imprese di imminente pubblicazione sulla G.U. ha previsto all’articolo 3 comma 4 l’obbligo per le imprese di condividere codici etici contro la criminalità e la mafia come condizione per l’adesione ad associazioni rappresentative (industria e commercio). L’obbligo – che scatterà entro il prossimo novembre 2012 – prevede misure sanzionatorie fino all’esplulsione per le imprese aderenti all’ssociazione che non collaborino, anche attraverso denunce, a combattere estorsioni, usura ed altri reati di stampo mafioso. L’articolo 4 dello Statuto, al riguardo, prevede la possibilità per l’impresa di costituirsi parte civile nel processo penale. Insomma, un’ulteriore passo – oltre alle misure già previste dal Codice Appalti dei cd. “protocolli di legalità” (art. 176 Codice Appalti) e da ultimo dalle “white list” delle imprese “non soggette a rischio di inquinamento mafioso del recente Decreto Sviluppo (art. 4 comma 13 del decreto “Sviluppo” 106/2011) verso un’etica di impresa con impatti non solo sul piano sociale e reputazionale. A piccoli passi verso un vero cambiamento?

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