L’impatto della policy a sostegno delle startup e delle PMI innovative

Lo scorso 13 febbraio è stata presentata la Relazione Annuale 2016 del Ministro dello Sviluppo Economico al Parlamento sullo stato d’attuazione e i risultati delle politiche a supporto delle startup e delle PMI innovative nell’arco di tempo ricompreso fra il 1° luglio 2015 e il 30 giugno 2016 (liberalmente consultabile sul sito del MISE).
Come noto, alcune delle principali evoluzioni normative volte a rafforzare la policy a sostegno delle startup e PMI innovative risalgono all’ultimo anno e si propongono di potenziare l’ecosistema contribuendo al contempo a promuovere l’imprenditoria innovativa nel suo complesso.

Passando in rassegna tali strumenti vanno menzionati i decreti ministeriali attuativi riguardanti il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo e il regime fiscale opzionale sui redditi derivanti dallo sfruttamento delle opere dell’ingegno (c.d. Patent Box), la Carta Servizi dell’Agenzia ICE in favore delle PMI innovative, la piattaforma online ItalyFrontiers per la promozione e l’attrazione di investimenti, il rinnovo delle procedure per la concessione dei visti e la conversione dei permessi di soggiorno nell’ambito dei programmi Italia Startup Visa (nel frattempo, a fine 2016 ben 161 imprenditori da 32 Paesi non europei si erano candidati al visto startup) e Italia Startup Hub, oltre alla nuova procedura semplificata per la costituzione tramite piattaforma web e firma digitale di startup innovative in forma di società a responsabilità limitata. E ancora, il potenziamento e la semplificazione della disciplina dell’equity crowdfunding, l’estensione e il rafforzamento degli incentivi fiscali per l’investimento in startup innovative, nonché l’estensione dell’accesso gratuito e semplificato al Fondo di Garanzia anche alle PMI innovative (intanto, a fine dicembre 2016 oltre 1.100 startup innovative avevano ricevuto quasi 360 milioni di euro in prestiti agevolati).

Nella Relazione Annuale vengono poi presentati i risultati circa le performance economiche degli incubatori certificati e delle PMI innovative ma, naturalmente, l’oggetto dell’analisi più approfondita – anche in considerazione del fatto che esse rappresentano ormai una realtà di interesse sempre maggiore per la comunità economica nazionale (ad oggi si contano ormai quasi 7000 startup innovative) – è rappresentato dalle startup innovative, target principale, queste ultime, delle misure varate con il decreto-legge 179/2012 (“Decreto Crescita 2.0”).
Dopo tre anni e mezzo dall’avvio della policy a metà del 2016 le startup innovative erano circa il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (5.942) e il 160% in più della rilevazione fatta a metà del 2014. Inoltre, sebbene con un tasso di mortalità in leggera crescita ma ancora notevolmente basso (1,1%), è importante evidenziare che nel 95,1% dei casi tali imprese risultano ancora attive a tre anni dall’avvio mentre in quasi due casi su tre l’uscita dalla sezione speciale del Registro delle imprese è avvenuta per la decadenza dei termini temporali di permanenza previsti dalla legge.
Quanto alla loro localizzazione territoriale vale la pena rammentare che a metà del 2016 il 44% delle startup innovative avevano la propria sede legale in una delle tre principali regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Lazio) mentre 13 province potevano contare più di 100 startup innovative, con un interessante dato sulla forza lavoro complessiva, giunta al 30 settembre 2016 a 23.045 soci operativi e 9.042 addetti.

Circa l’analisi dei bilanci del 2015 è confortante rilevare che si è registrato un forte incremento nel valore complessivo della produzione (da 320 a 600 milioni), determinato non solo dall’aumento delle startup iscritte ma anche dal valore medio della produzione delle imprese dotate di almeno un bilancio depositato (152 mila euro, 38 mila in più rispetto al 2014), come confermato peraltro anche dal tasso delle immobilizzazioni sull’attivo patrimoniale, molto più elevato rispetto alla media delle società di capitali (29,4% contro 3,3%) e, se si considerano le sole società in attivo, dagli indici di redditività ROI (0,11 contro 0,03) e ROE (0,25 contro 0,04) che hanno seguito analoga tendenza.
Molto importante, poi, è stata la più estesa indagine sulle startup innovative condotta dal MISE e dall’Istat tra il marzo e il maggio del 2016 (Startup Survey), con ben 2.250 adesioni (pari al 44% delle startup innovative registrate a fine 2015), che ha fornito alcuni aspetti di natura qualitativa altrimenti non rilevabili con altri strumenti.

Infine, sempre in un’ottica di comunicazione e di crescente scambio informativo tra istituzioni e players del settore, sono decisamente apprezzabili gli sforzi e le numerose iniziative in tal senso messi in campo dal MISE sia attraverso i propri canali consueti che sotto altre forme, come ad esempio il roadshow Easitaly, realizzato con l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa Invitalia.
Inoltre, un’importante novità riguarda i primi esercizi di valutazione d’impatto della policy, seppur col limite del ridotto arco temporale di operatività effettiva delle agevolazioni su una popolazione numericamente apprezzabile di startup destinatarie di tali benefici. L’ultimo rapporto congiunturale sulle performance economiche delle startup – che ogni tre mesi offre dati aggiornati sui principali indicatori di occupazione, fatturato e redditività – evidenzia che a fine 2016 il valore totale della produzione è giunto a sfiorare 600 milioni di euro.
Da non trascurare, in conclusione, il 2° posto che l’Italia nel 2016 ha raggiunto nella speciale classifica promossa dalla Commissione europea sulle politiche nazionali dei 28 Paesi membri per le startup, lo Startup Nation Scoreboard.

Avv. Alessandro Grangiotti – Partner di Legal Grounds

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