PRESTAZIONE ENERGETICA: LA “CLASSE” NON È ACQUA!

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Il nuovo anno inizia con l’obbligo introdotto dal decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28 (“Decreto Rinnovabili”), che ha aggiunto il comma 2-quater nell’articolo 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, ai sensi del quale, a decorrere dal 1° gennaio 2012, gli annunci immobiliari, pubblicati sotto qualsiasi forma (internet, cartacea, TV, volantini e cartelli), aventi ad oggetto la vendita di edifici o singole unità immobiliari, dovranno riportare anche l’indice di prestazione energetica contenuto nell’Attestato di Certificazione Energetica (“ACE”).

Con il Dlgs 192/2005 si è inteso “stabilire i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto” e quindi, così come per gli elettrodomestici, anche le case devono essere classificate in base al rispettivo livello di qualità ambientale così come risultante dall’ACE: si ha quindi la Classe A per gli edifici/unità immobiliari di altissima efficienza energetica fino ad arrivare alla Classe G riservata ad immobili di scarsa efficienza energetica.

Il Decreto Rinnovabili ha, invece, il merito di conferire dignità all’aspetto ecologico delle abitazioni rendendolo quindi oggetto di considerazione nel momento in cui si valuta se procedere o meno all’acquisto di un edificio/casa.

Pur dando atto del citato merito, il Decreto Rinnovabili rischia di non raggiungere il suo scopo posto che non contempla forme sanzionatorie in caso di violazione dell’obbligo di rendere noto, nell’annuncio commerciale, l’indice di prestazione energetica del relativo immobile.

A tal riguardo, il primato dell’ “efficienza” spetta alla Regione Lombardia che al momento risulterebbe essere l’unica regione ad aver colmato la lacuna legislativa prevedendo una multa fino a 5.000,00 euro in caso di inadempimento.

Siamo quindi alle solite: in Italia, paese che vai usanza che trovi!

Elisabetta Trabucco

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