“Fail fast” Il mantra vincente per le start up e imprenditori coraggiosi?

il mantra vincente per le start up e imprenditori coraggiosi?
Le start up registrate in Italia al momento sono circa 5943. Il numero è sempre in aumento, ma studi di settore ci dicono che 8 su 10 chiudono entro 3 anni dalla loro apertura.

Questo processo, però, non è indolore. Pensare di chiudere, che il lavoro fatto non abbia portato ai risultati sperati è ancora un po’ associato all’idea di fallimento. La difficoltà di molti imprenditori di accettare questa esperienza deriva dalla nostra cultura. Inoltre, vi è timore dello start upper di non riuscire più a trovare fondi e investitori per eventuali business futuri.

Ma come possono essere sviluppate nuove idee d’impresa, veramente dirompenti, se riesce ancora difficile agli imprenditori e ancor più agli investitori, preventivare l’eventualità che la loro start up non decolli?

Una grande idea comporta sempre un’alta percentuale di rischio.
Non si può sapere come andrà fino a quando, dopo le opportune previsioni e analisi di mercato, non ci si sarà buttati con coraggio nell’”impresa”, lavorando al meglio per realizzare ciò che abbiamo in mente.

La nostra società e, soprattutto, gli investitori sembrano, invece, un po’ punire chi ha avuto il coraggio di tentare, ma non ce l’ha fatta.
Forse, però, è solo provando, sperimentando, rivalutando, aggiustando il “tiro” e, magari, virando verso una nuova direzione che si può realizzare il sogno di creare un’impresa di successo.
E’ questo un “insegnamento” che ci giunge dagli Stati Uniti e, in particolare dalla Silicon Valley, Mecca degli start upper.
Anche Oltreoceano un grande numero di start up ha breve vita. Le ragioni? Dagli studi, non sembrano molto distanti da quelle delle nostre start up: un modello di business insostenibile e insufficiente domanda del mercato, sarebbero tra le principali cause.

Il Paese più competitivo del mondo, però, di fronte alla tua idea imprenditoriale ti dice qualcosa di inaspettato: “Fail fast”, fallisci in fretta. Una filosofia che ti invita, se vedi che la tua idea non funziona a chiudere velocemente e tentare nuove vie, altre idee, forti dell’esperienza acquisita.
Questo è il mantra che sembra guidare gli americani, sia i giovani imprenditori che gli investitori, disposti anche a reinvestire su chi abbia voglia di ritentare.
Quindi, oltre, ai grandi capitali investiti da business angels e venture capitalists, gli Stati Uniti sembrano offrire qualcosa di molto prezioso a supporto del management delle coraggiose start up: una filosofia simile a quella che muove e alimenta i più grandi sportivi.

Non è lo sport, infatti, ad insegnarci che per giungere ad un grande risultato bisogna sbagliare, cadere, farsi male, rialzarsi, riprovare…?
Come dice Michal Jordan: “avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi dalla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.

(Roma, 1 luglio 2016)

Per chi volesse approfondire, ecco le nostre fonti:

www.auxiliafinance.it/blog/startup-innovative-italia/

www.forbes.com/sites/robasghar/2014/07/14/why-silicon-valleys-fail-fast-mantra-is-just-hype/#381bea862236

venturebeat.com/2015/03/15/heres-what-fail-fast-really-means/

www.economyup.it/startup/2930_startup-sbagliando-si-vince-cosa-pensano-del-fallimento-6-top-digital-influencer.htm

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